sabato 6 aprile 2013

L'estasi del tempo ricordato, di Natale Anastasi


I mondi affini possono corrompersi in vuoti a perdere, come un'immagine dietro un volto ed il suo contrario.



A volte pensiamo al passato come realmente esistito, e lo rapportiamo a ciò che reputiamo sia presente, credendo che vi sia un continuum, una linea retta. Ciò crea illusioni. Le quali non hanno secondo me una connotazione negativa, ma circostanziale: possono essere d'aiuto per alcuni momenti. Però personalmente sono giunto alla conclusione (momentanea) che essendo tutto in continuo divenire sia meglio considerare il passato come un'illusione del presente ricordato. Posso avere memoria di qualcosa, ma i sensi non sono più quelli che furono: c'è perciò forse una carica immaginativa e simbolica nel ricordare? Altamente probabile. "Non esistono fatti ma solo interpretazioni", diceva qualcuno. Ed il ricordo lo vedo col volto di Nemesi. 

Forse ricordiamo ciò che serve al presente, per trarre qualche forma di energia, provando a ristabilire il contatto col nostro sentire di quel tempo che fu. Ricordando persone che magari vediamo ancora intorno a noi, non dubitando che esse coincidano con gli eventi e le azioni della scena del ricordo e che siano davvero come ci apparivano. Però forse in passato vi era una esperienza di giudizio diversa dall'attuale. Ciò che è visto con gli occhi del passato sembra quindi una carica di un residuo di significati che si attribuivano alla circostanza passata. Se il ricordo è Nemesi, suo fratello lo chiamerei Ego. 

Il ricordo delle situazioni, degli altri intorno a noi perciò come aspetti di noi e non di loro. Un'intensa carica noumenica. Puro soggettivismo insomma. 

Mi sembra quindi che vi sia un filtro presente che non permetterebbe di rivivere certe situazioni, ed annullerebbe la validità della sicurezza su ciò che è avvenuto, perché ormai i sensi sarebbero mutati. Potrebbe rimanere l'affezione a ciò che crediamo sia stato, ma se accentuato potrebbe essere forse un sentire mortifero e mortificante. Penso quindi, in conclusione, che si nasca e si muoia ogni giorno ed appena "svegli" si è già, non arbitrariamente, diversi da come si era "in passato". Un eterno presente insomma, di cui il resto sembrano fantasmi e allegorie.

Preferisco quindi "al momento" l'istantanea, l'improvvisazione, al foto ritratto. E che Dio benedica il Jazz !



3 commenti:

  1. Non possiamo capire il presente senza il passato ma, quasi paradossalmente, tutto può succedere nel presente. Diceva il caro Eugenio Montale che "l'imprevisto è la sola unica speranza", ergo il divenire è il più grande rapimento del presente: se ne impossessa quasi ossessivamente, fino a non dormir la notte. E ci sono queste sinfonie ad accompagnare la straziante ricerca tra passato, presente e futuro, ma sarà il presente a dare la conferma di ciò che c'è e che non c'è. Il passato detesta l'inappartenenza.
    Ciao Natale! http://ecletticovinile.blogspot.it/

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  2. "Ieri non è che un sogno, domani è una visione. Ma un oggi ben vissuto fa sì che ogni ieri sia un sogno di felicità e ogni domani una visione di speranza. Quindi prestate attenzione al presente."

    proverbio sanscrito

    Così io volli che fosse !

    A presto Benedetta ;)

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  3. Il passato fornisce una base con cui potere - a volte - vedere "meglio" certe circostanze attuali. Non è sbagliato questo. Però se si comincia a identificare ogni situazione presente con una situazione finita, ormai passata, c'è il rischio di non crescere, di chiudersi nelle proprie certezze e di continuare a cercare motivazioni per rafforzare ulteriormente le proprie credenze. Invece essere sempre pronti a "bruciare" ogni contenuto ideale, ogni giudizio su ciò che si è visto in precedenza, può fornire la giusta apertura per cominciare nuove strade e nuovi percorsi. In tal caso, la storia non sarebbe maestra di vita!

    «Tutto è solo una strada tra tantissime possibili. Devi sempre tenere a mente che una strada è solo una strada; se senti che non dovresti seguirla, non devi restare con essa a nessuna condizione. Per raggiungere una chiarezza del genere devi condurre una vita disciplinata. Solo allora saprai che qualsiasi strada è solo una strada e che non c'è nessun affronto, a se stessi o agli altri, nel lasciarla andare se questo è ciò che il tuo cuore ti dice di fare. Ma il tuo desiderio di insistere sulla strada o di abbandonarla deve essere libero dalla paura o dall'ambizione.»

    (Carlos Castaneda - Gli Insegnamenti di don Juan)

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