domenica 5 gennaio 2014

? di Natale Anastasi



Non è mai semplice decifrare una situazione in cui il soggetto si trova, per così dire, invischiato. E’ sempre un lento processo di autoanalisi, di meditazione, in cui il tempo sembra essere condizionato dalla metamorfosi dei segni, dei concetti, delle immagini, dai condizionamenti, dall’inconscio, e delle metafore che a poco a poco vengono assemblate in forme, in parentesi, in un mosaico che dai chiaroscuri si distende, man mano che le intuizioni vengono memorizzate e cristallizzate forse in un bozzolo di ideali, emozioni assimilate e sogni sviscerati. Se vogliamo questo processo è come i passaggi di stato dell’acqua. Senza però un ordine naturale e possibilmente lavorando in contemporanea a più strati e stati: a volte la nebbia generata dal ghiaccio fuso, a volte lo stato liquido parcellizzato in gocce gelate distanti tra loro da sottili strati di vapore acqueo.
E forse è la caparbietà, la fragilità, l’impressionabilità, la voglia di comunicare che si trova invischiata a non poter fare a meno di scrivere, ad ascoltare, a far vibrare le note che da uno spartito saltano su un documento word, che fa sì che nasca qualcosa. 


Invischiati nella creazione di una melodia ad un richiamo sonoro ed incollarvi sopra delle parole che un po’ per finta, un po’ per gioco, un po’ come rito catartico, balzan fuori irridendo il compositore, segnando un solco sulle cronistorie di piccoli vissuti richiamati a “senso”.
Scrivere una canzone, stabilirne una metrica ritmica e una struttura armonica, inventarsi questa melodia diventa come il centro assorbente di tutta la propria esistenza in un punto che va quindi tracciato. Al di là dei perché, un flusso. 


Ed “è” proprio la matericità dell’acqua, la metafora, ad investire i suoni, a colorarsi e sfumare questi geroglifici. Non sento di voler “recensire” la musica perché non saprei come fare. Non saprei dire cosa provo ascoltando questo pezzo e nemmeno come comunicarlo. Non mi piacerebbe addossare o associare i disegni stampati sui miei occhi, sulle mie dita e sulla mia lingua. Posso soltanto usare il silenziatore, e buttare qualche immagine qua e là. 


Scritto ciò, l’immagine che vi propongo ha 5 tratti. Non immagino come voi immaginiate le immagini o come volete chiamarle voi. Al centro la commemorazione del trentesimo anniversario dalla scomparsa di Pippo Fava. Pippo Fava, l’acqua ed il disegno. Le altre due ve le comunicate da soli con questo pezzo dei 24 Grana, pittori di strade.
 Viuzze dantesche, crocicchi speziali. Fatene ciò che volete.

 









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