venerdì 5 luglio 2013

"Dimmi ciò che escludi e ti dirò chi sei", sull'Immaginazione di Natale Anastasi



"L'immaginazione è più importante della conoscenza. La conoscenza è limitata, l'immaginazione abbraccia il mondo, stimolando il progresso, facendo nascere l'evoluzione."




Albert Einstein

                                                             


Se l'immaginazione non è spontanea sembrerebbe allora più simile, se non identicamente formulabile, ad un paradigma/postulato. Se tenti di spiegare ad esempio "il nulla", o ad immaginartelo con un'ossatura specifica, scriveresti o leggeresti una poesia su di esso ?
Ed inoltre: se l'immaginazione sembra un rapporto tra pensiero divergente, paradossi, intuizione immediata e associazione libera, direi anche che vi potrebbero essere molteplici gradi di immaginazione in base alla particolarizzazione delle forme che vengono create.

Un conto è "pensare" tramite "idee", un conto è "dar senso" e “spiegazione” al fatto di "pensare tramite idee". Niente logica, non direi, perché l’immaginazione crea anche la logica: avviene però anche il contrario ? La logica, per definizione, include le escludenze. Non le esclude. Pensiamo ai tre principi della logica aristotelica! Tramite l’immaginazione semmai sembra di poter constatare un decadimento di una forma logica dominante che fa da struttura ai nostri pensieri scolarizzati e secolarizzati. Io personalmente ricordo che da bambino non pensavo alla definizione di idea, inoltre.

                                                 "Nella logica pura, la penna non deve mai staccarsi dal foglio."

Riflettere sull'immaginazione sembra come porsi la domanda del koan zen: che suono ha una sola mano che applaude ? Darvi una risposta di "senso" è la logica, l'esclusione, la pars pro toto. O pro Totò. Darvi una risposta con la prima cosa che "si pensi" è per me l'immaginazione.
Non è nemmeno casuale che Eraclito comunicasse tramite enigmi, che Platone si esprimesse tramite esempi metaforici in forma dialogica e che i "pensatori arcaici" scrivessero in versi, in forma poetica. Pensiamo a Parmenide o agli scritti orfici, eleusini (si consiglia la lettura de La sapienza greca vol. I e II, di Giorgio Colli).

Poi invece arrivò Aristotele e nacque Il Principio d'Individuazione!

"Dimmi ciò che escludi e ti dirò chi sei": che gioco... dell'assurdo!

                                                                       


   




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