martedì 20 novembre 2012

“DISCORSO SULLA SERVITÙ VOLONTARIA” Etienne de La Boétie



Etienne de La Boétie (1530-1563) fu filosofo, scrittore, politico, giurista francese. Poco più che ventenne entrò a far parte del parlamento di Bordeaux come consigliere, dove condusse battaglie per la libertà religiosa e la salvaguardia della coscienza individuale. In quegli  anni erano in corso sanguinosi scontri tra cattolici e ugonotti. E fu proprio la Francia cattolica a rendersi colpevolmente protagonista della morte di moltissimi eretici ugonotti. Etienne, invece,  in disaccordo con la politica repressiva del Parlamento, pur essendo cattolico, si impegnò durante tutta la sua vita per una conciliazione tra le diverse fedi religiose.
Fu noto, soprattutto, per essere stato amico del filosofo Michel de Montaigne, che ne celebrerà  l’intensa amicizia nei suoi “Essais”. Nel Capitolo XXVIII, intitolato “Dell’amicizia”, Montaigne, in ricordo del suo amico morto prematuramente, scrive: “  era un’ amicizia cosi completa e perfetta, che non  si legge ne sia esistita un’ altra simile e, fra i nostri contemporanei, non se ne trova traccia alcuna.”
Il “Discorso sulla servitù volontaria”  fu scritto da  Etienne tra i 18 e i 22 anni. A causa della mancanza di libertà di stampa, fu  pubblicato dopo la sua morte da Montaigne, inizialmente con il titolo Contr’un“.
In questo saggio Etienne illustra le ragioni per cui gli uomini sono soggetti ad un tiranno. Com’è possibile che tanti uomini sopportino qualsiasi legge, la forza, le cattiverie di un solo uomo? Con un breve ragionamento iniziale, Etienne spiega che se i cittadini, semplicemente, si opponessero al capo, egli non avrebbe più la forza di governare e cadrebbe. Per Boétie la libertà è il bene più importante e non va barattata con niente al mondo, persa essa si producono solo danni.
Quest’uomo che governa tanti uomini ha le stesse caratteristiche e facoltà degli altri uomini, nulla di più, nulla di meno, data la naturale parità di diritti tra gli uomini.
La natura ci ha dato come diritto la libertà: l’ unica cosa a cui obbedire è la nostra ragione. Osserva inoltre che anche gli altri animali, sottratti alla loro libertà, soffrono. Tutti gli esseri coscienti ricercano la libertà.
Per Boétie ci sono tre tipi di tiranni: quelli che ottengono il regno per investitura; quelli che lo ottengono con le armi; e quelli che lo ottengono per diritto di successione. Tutte e tre le tipologie di tirannide, in ogni caso, non hanno una ragione razionale o naturale di esistere.
Tra le inclinazioni degli uomini,  l’ abitudine  facilita il persistere di un tiranno. L’ assuefarsi a qualsiasi situazione, l’ esser mansueti e privi di vitalità sostiene la tirannide.
Tra gli esempi di popoli liberi troviamo la Repubblica di Venezia e la Sparta di Licurgo.
Etienne prende come modello di uomini liberi Ulisse, che cercò per terra e per mare  di ritornare a casa,  e sarà  grazie alla propria  facoltà di ragionare che ritornò a casa e alla libertà, nonostante gli ostacoli enormi. Altro esempio che riporta è Ippocrate, che non mise mai la sua arte medica a servizio dei barbari che volevano asservire la Grecia.
Il popolo, però,  spesso è dimentico, dimentico dei periodi in cui era libero e felice. Grazie alla storia        l’ uomo può conoscere questi periodi felici.  Sono proprio la storia, la cultura  (intesa come educazione alla vita  e al senso civico) gli elementi di cui il tiranno cerca di liberarsi immediatamente.
Il popolo viene drogato con giochi, teatro, bestie feroci, piaceri della gola: il cosiddetto divertissementpascaliano.
Ma i tiranni  spesso finiscono uccisi dai propri vicini e come ben dice Etienne: “il tiranno non è mai amato e non ama”.          L’ amicizia e  il rispetto possono nascere solo tra uomini liberi.
Inoltre, il “Discorso sulla servitù volontaria”  , nel corso dei secoli, fu spesso preso a modello dagli anti-monarchici come simbolo di disobbedienza civile, di libertà individuale e collettiva.
Ancora oggi possiamo ritenere questo saggio di grande attualità. I governanti usano, magari con mezzi diversi, i più svariati ninnoli e divertimenti per intorbidire le  menti, per rendere gli uomini esseri non pensanti, acritici e magari con le pance piene (anche se oggi con la crisi un po’ meno). Quando questo periodo avrà fine ? Quando vorremo essere liberi, tutti insieme!
Gaetano Giudice

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