martedì 20 novembre 2012

Un volo parallelo: Athene noctua


“La conoscenza, simile a un sole, illumina la realtà suprema.” [Baghavadgita, Canto V, 16]

Spesso nulla ha veramente validità di per sé e da sé: men che meno la Filosofia; il suo fondamento ri-manda ad altro da Lei. E’ un volo notturno il nostro, come il volo di una Civetta al chiaro di Luna. Questo ben lo sapevano gli Antichi, come sapevano che la filosofia è preparazione alla Sophia [quindi è solo un passo esteriore obbligato prima della Luce], scevra dalla superbia che spesso macchia i Moderni. Il nostro richiamo al simbolo sapienziale della Civetta [o Nottola di Atena/Minerva] ha quindi un richiamo che scavalca l’esposizione hegeliana dello stesso, e si richiama alla sapienza nascosta dei Miti. I miti sono una parte fondamentale nell’esposizione del Venerabile Platone, un Uomo chiuso nella Città Divina della Tradizione, nella Rocca delle Leggi, sulle Torri della Repubblica: dietro il Mito della Caverna [Repubblica, Libro VII] sta il fondamento della Filosofia. Immaginiamo di essere inginocchiati, a guardare ombre d’un fuoco morto sulla parete rocciosa, nel fondo della Terra. Di colpo, per sorte o per destino, ci alziamo, e guardandoci indietro,passo per passo svelare ogni inganno, ogni ordito, fino a squarciare il velo sulla soglia, e farsi abbagliare dalla Luce del Sole: gli occhi sono trasfigurati, nuovi e il Mondo prende forma per la prima volta, e vedere finalmente ciò che realmente “è”. Il Viaggio compiuto è il volo della Civetta, è il ciclo del Cielo notturno verso il : ne più, ne meno! La Civetta, o Nottola, è il simbolo della Filosofia par excellence, il Volo e gli Occhi della Ragione, simbolo collegato anche alla Dea Atena, figlia prediletta di Zeus,unico suo partoIl mito sui natali di Atena la vogliono generata dalla mente di Zeus, precisamente dalsommo della testa, aperta con un colpo di scure. Essa venne su già adulta, in armi, pronta allo scatto: così era, così è e così sarà la Philosophia Vera. Una Nottola nata dal capo di un Aquila [Simbolo di Zeus]
L‟Aquila è un simbolo Solaredi forza e comando, e in quanto simbolo di natura solare è legato alla Sophia. La Trasfigurazione dell’uomo uscito dalla Caverna è il culmine della preparazio-ne del Philosopho alla Sophia [legato al simbolo della Caverna è an-che l‟Iniziazione ai Misteri Orfici, Eleu-sini e Mithraici]. La Sophia è “intuizione intellettuale immediata‟ che l’Iniziato trasfigurato percepisce attraverso i suoi occhi da “Aquila‟ (l’unico uccello che riesce a guardare il Sole direttamente), mentre la Philosophia è “coscienza riflessa‟ dell’adepto, disciplina della memoria; memoria che riceve e riflette la luce della Verità: l’una è legata all‟altra necessariamente. Come il Sole brilla di luce propria, così la Luna, per illuminare la notte dell’ignoranza, riflette la luce solare, per permettere alla Civetta la caccia notturnaA questo simbolismo di tipo astronomico è legato anche il verso del percorso anabatico: la Notte, il buio cavernoso, la Luna, precedono necessariamente la Luce Solare: una volta alla luce del Sole, quest’ultima convalida la preparazione ricevuta nella caverna, e ne svela l‟esteriorità, superandola. Questo è lo scopo rappresentato dal Simbolo: tornare allaFonte e trasformarsi, trasformare il volo della nottola in quello più alto dell’Aquila: un dono concessoveramente a pochi.
Quasi dimenticavo: La salita alla soglia della Caverna “non è mai semplice, ne indolore, e spesso comporta una luttuosa separazione da molte idee preconcette, ma una volta compiuta quest‟azione sacrificale, nessuno può fare a meno di salire”, di sentire il Vero Suono, di rimembrarlo profondamente, in quanto una sua particella alberga in noi!!

Nota sullo sguardo Filosofico.
Come spiegato sopra, la filosofia riceve validità da altro da sé: riconosce sostanzialmente la propria dipendenza da un Principio più alto. L’uomo che all’esercizio filosofico s’accosta, esprime il suo profondo amore [φιλíα] per la Sophia, e rende se stesso disciplinato tramite un atto di profonda umiltà, riconoscendo la propria limitatezza, nei confronti di qualcosa che lo supera e lo trascende. Dato che la filosofia non è solo teoria, ma è anche pratica, questo riconoscimento si traduce nell’atto etico per eccellenza che distingue il Filosofo da “colui che vende parole”. Tale atto riabilita la forza del Mistero e della Meraviglia dell’esistenza, non spiegabili con i meri postulati logici, rifacentesi alla tradizione razionalistica e illuminista proprie del nostro tempo. Senza mistica o superstizione, abbiate la forza di stupirvi, di assumere il lungo occhio della Nottola d’Atene!

Giovanni Busà

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