mercoledì 21 novembre 2012

Anfiteatro romano di Catania, un tesoro antico


Le visite catanesi non possono non comprendere uno dei più grandi anfiteatri romani. Ubicato in piazza Stesicoro, pieno centro storico catanese venne fatto costruire nel II sec. d.c.  tra Adriano e Antonino Pio (dinastia Antonini); era adibito a spettacoli, giochi e combattimenti tra gladiatori. Gli anfiteatri oltre ad avere una funzione diversa da quella del teatro, avevano una forma ellittica, al contrario degli ultimi che ne avevano una semicircolare.


Gli anfiteatri venivano utilizzati per le venationes, ovvero giochi in cui avvenivano uccisioni di animali (elefanti, orsi, leoni,tigri,cammelli) importati dall'Oriente e dal Nord Africa.  Le venationes oltre ai giochi,  comprendevano le condanne a morte: la Damnatio ad bestias, dove il condannato (di solito uno schiavo ribellatosi al padrone) veniva sbranato vivo dalle belve, la Damnatio in crucem, ovvero la crocifissione e infine le condanne al rogo. L’imperatore Tito per festeggiare il completamento del Colosseo ordinò 100 giorni di festeggiamenti, durante i quali vennero uccisi 10.000 prigionieri e 9.000 animali!


Damnatio ad bestias

L’anfiteatro di Catania con un circonferenza esterna di 309 m e l’arena di 192 m, il diametro esterno di 125m x 105 m, l’arena 70m x 50m e con una cavea (gradinate) di 14 gradini, poteva contenere 15.000 persone e riempiendo l’arena d’acqua (tramite complesse strutture  idrauliche) si potevano svolgere anche spettacoli acquatici (naumachie = battaglie navali ). Tra il 252 e il 253 d.c. venne coperto dalla lava, a causa di un’eruzione dell’Etna ma non venne distrutto. Dopo la caduta dell’impero a l’arrivo degli Ostrogoti in Sicilia, l’imperatore Teodorico  emanò un editto, dove consentiva di usufruire delle pietre dell’anfiteatro per la costruzione delle difese e delle mura cittadine. Si pensa sia stato usato anche per la costruzione della cattedrale di Sant'Agata e del castello Ursino di Federico II di Svevia. Nel terremoto della Val Di Noto (1693) venne totalmente coperto e sarà grazie all'intervento del mecenate Ignazio Paternò Castello, principe di Biscari, che iniziarono gli scavi. Nuovamente abbandonato, solo negli anni 90 verrà ristrutturato. Solo una piccola parte è visibile (diverse gradinate,alcuni archi e una parte dell’arena), mentre il resto è coperto dal suolo urbano. Questa meraviglia architettonica risiedeva a ridosso della collina Montevergine, agorà dell’antica Katanè.

Francesco Conti









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